Cos’è lo “sfumato”, una delle tecniche pittoriche usate da Leonardo Da Vinci?

Vediamo tutto quello che c’è da sapere su una delle tecniche più incredibili inventate dal genio di Leonardo Da Vinci: lo sfumato

Leonardo da Vinci viene riconosciuto come uno dei più grandi geni della storia, una mente straordinaria e versatile, dotata di un talento universale che spaziava dall’arte all’ingegneria, dalla scienza all’anatomia. Definito un genio universale, ha realizzato significative scoperte e innovazioni in una vasta gamma di settori, dalla meccanica all’arte, dall’anatomia alla scienza. Leonardo è considerato una delle menti più creative e prolifiche del Rinascimento, un genio unico e universale che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità. Tra le sue più grandi invenzioni vi è lo sfumato, una tecnica pittorica innovativa e geniale. Vediamo di cosa si tratta.

Lo sfumato: ecco cos’è la tecnica pittorica del genio Leonardo Da Vinci

Quando si parla di Leonardo da Vinci, ci si riferisce a un vero e proprio artista poliedrico, un individuo eclettico dotato di molteplici talenti nel campo delle arti e delle scienze, il cui nome è associato a alcune delle opere più celebri del mondo. In Leonardo si può trovare il genio nella pittura, nell’ingegneria, nella scienza, nella filosofia e in molto altro. Proprio per quanto riguarda la pittura, Leonardo è stato l’inventore di una tecnica incredibile che lo ha reso ancora più conosciuto e ammirato: lo sfumato. Vediamo di cosa si tratta nello specifico.

La belle ferronnière
La belle ferronnière | Immagine di dominio pubblico – Artepassante

Secondo Giorgio Vasari, lo sfumato è una tecnica che crea un effetto “molto fumoso”, avvolgendo figure ed oggetti in una sorta di sottile velo atmosferico, simile a una nebbia che li avvolge e tende a mescolare i contorni con l’aria circostante. Mentre la pittura del Quattrocento si distingue per un uso predominante del disegno e della linea di contorno, con Leonardo da Vinci emergono i toni attenuati, i paesaggi che si perdono all’orizzonte, le sottili variazioni di luce e le delicate sfumature chiaroscurali. Questo conferisce al dipinto un aspetto morbido e, anche da vicino, è difficile distinguere le singole pennellate che compongono la tavolozza cromatica.

La sfumatura leonardesca deriva da una tecnica di leggera sfocatura del dipinto, ottenuta attraverso le dita o un panno morbido, oppure, una volta completata l’opera, tramite un sottile strato uniforme di colore diluito nel legante. Questo processo mira ad ammorbidire i lineamenti dei volti o, nel caso dei paesaggi, a ridurre l’acutezza dei profili delle montagne o degli oggetti lontani, per ricreare l’effetto di sfocatura causato, dalla distanza, dall’umidità atmosferica – noto come prospettiva aerea. Lo sfumato, quando applicato ai volti, può essere paragonato all’effetto “flou” ottenuto nel cinema o nella fotografia tradizionale attraverso un filtro applicato all’obiettivo.

Questa tecnica ebbe origine dall’osservazione diretta della realtà. Leonardo, infatti, osservò che ogni elemento presente in natura non era circondato da linee nette e distinte e che, nell’ambito artistico, questo avrebbe potuto portare alla creazione di figure con tratti esagerati e grotteschi, più simili a caricature che a rappresentazioni realistiche di esseri umani, animali o piante. Tuttavia, le sue opere mantengono sempre una solidità nel disegno tipica della tradizione artistica fiorentina. Inoltre, come uomo di scienza, Leonardo notò che l’aria non è completamente trasparente, ma ha una tonalità tendente all’azzurro e, interponendosi tra noi e l’oggetto osservato, altera le tonalità e rende i contorni meno definiti.

Osservando capolavori come la Gioconda, la Vergine e il Bambino con l’agnello, si può apprezzare l’effetto accuratamente studiato e ottenuto dall’artista. Entrambi i dipinti sono realizzati con la tecnica dell’olio su tavola e, in entrambi i casi, il paesaggio di sfondo è reso utilizzando la prospettiva aerea o naturale. Montagne, alberi e corsi d’acqua non appaiono nitidi, ma avvolti da una sottile foschia che uniforma le tonalità e sfuma i contorni. Man mano che gli elementi si allontanano, l’occhio dell’osservatore fatica a distinguere i singoli dettagli, che si perdono nell’orizzonte lontano e si mescolano con il cielo. Ma vediamo più nel dettaglio l’utilizzo che Leonardo ha fatto di questa tecnica.

La Gioconda
La Gioconda | Immagine di dominio pubblico – Artepassante

Lo sfumato nei ritratti

Nella sua ricerca estetica, Leonardo da Vinci abbracciò lo sfumato soprattutto per i volti, desideroso di superare i limiti del disegno tradizionale che a volte conferiva ai volti un aspetto eccessivamente marcato, se non addirittura caricaturale. Questa tecnica, al contrario, conferiva ai volti un aspetto più naturale e realistico, attenuando i tratti troppo rigidi e angolosi, e rendendo le forme più morbide. Questo è evidente in molti ritratti di Leonardo, tra cui La belle ferronnière, dove lo sfumato addolcisce delicatamente i lineamenti della donna, in particolare gli occhi e le labbra. Anche nella Gioconda, lo sfumato è evidente nei tratti morbidi del viso e nella forma sinuosa delle mani, per poi culminare nello sfondo sfumato, tipicamente leonardesco. Essere fortemente influenzati dal disegno comportava un rischio significativo nella creazione dei ritratti. Seguendo fedelmente le linee disegnate di base, si potevano ottenere volti con tratti molto accentuati, adatti forse alle figure maschili ma poco adatti a catturare la delicatezza dei volti femminili. Per risolvere questa sfida, Leonardo adottò sistematicamente la tecnica dello sfumato, che permetteva di attenuare le angolature del viso presenti nel disegno di base. Inoltre, Leonardo da Vinci manifestava un profondo rispetto per l’umanità. Nel suo trattato sulla pittura, mentre annotava le tecniche di ritratto per gli allievi e gli artisti futuri, raccomandava di evitare di dipingere sotto la luce diretta del sole. Suggeriva, invece, di lavorare quando il cielo era coperto, per evitare contrasti eccessivi tra zone in ombra e aree troppo luminose, garantendo così un equilibrio cromatico nell’immagine.

Lo sfumato nei paesaggi e la prospettiva aerea

Ampiamente impiegato nella rappresentazione dei paesaggi, lo sfumato ha contribuito allo sviluppo della prospettiva aerea in questo contesto. Questa tecnica consentiva di rendere in modo realistico gli elementi lontani, suggerendo la profondità attraverso una sfumatura ottenuta con l’uso di un panno o semplicemente con le dita. In questo modo, gli oggetti sullo sfondo di un dipinto sembravano quasi eterei, avvolti da una sottile velatura che offuscava i dettagli, proprio come quando osserviamo qualcosa molto distante e fatichiamo a distinguere i particolari. Ad esempio, nell’Annunciazione di Leonardo, le montagne sullo sfondo sono dipinte con colori tenui e contorni sfumati, creando un effetto di dissolvenza. Un altro esempio notevole di prospettiva aerea si trova nella Vergine delle rocce, dove il paesaggio roccioso sullo sfondo appare avvolto da una nebbia grigio-azzurra, mentre i corpi dei personaggi sembrano fondersi con l’ambiente circostante.

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